Alberto Barbari, Program Director di Eatable Adventures: con FoodSeed vogliamo accelerare progetti nel settore agroalimentare italiana

Eatable Adventures è tra i principali acceleratori in materia di food-tech su scala globale. Il primo grande progetto di questa realtà sul suolo italiano è il lancio dell’acceleratore Foodseed, realizzato con il supporto di Fondazione Cariverona, UniCredit e CDP Ventures Sgr. Un programma di sviluppo tecnologico che ha l’obiettivo di rinnovare l’intero settore agroalimentare attraverso progetti di valore ideati dalle startup più innovative dello scenario italiano FoodTech e AgriTech all’insegna dell’open innovation. La mission di Eatable Advenutes è quella di agire sul fronte agroalimentare e spingere l’adozione di modelli di business più sostenibili, all’insegna di un uso più sapiente e smart della tecnologia.
Abbiamo intervistato Alberto Barbari (Foto in alto), Program Director di Eatable Adventures

Quali sono i progetti che volete attrarre nel nuovo acceleratore Foodseed?

FoodSeed, l’acceleratore Foodtech della Rete Nazionale di CDP, nasce con l’obiettivo di promuovere un utilizzo più smart e consapevole delle nuove tecnologie a supporto del settore agroalimentare. Con il nuovo acceleratore puntiamo a scegliere progetti che rendano più efficiente e sostenibile la filiera, puntando tutto sulla creazione di nuove sinergie tra le realtà esistenti e quelle più promettenti sul suolo italiano. La mission di FoodSeed resta dunque quella di promuovere l’innovazione e metterla al servizio del settore agroalimentare per rendere il Food italiano ancora più competitivo a livello mondiale, aggiungendo un plus di valore ai modelli di produzione attuali e rispettando sempre il marchio “Made in Italy” che ha reso la gastronomia italiana celebre eccellenza in tutto il mondo. 

Con questo programma di accelerazione vogliamo attrarre startup nazionali che abbiano ambizioni globali e che siano in grado di competere con startup provenienti da ecosistemi agroalimentari più sviluppati. In questo contesto, le startup emergenti devono tenere conto anche delle sfide di sostenibilità che oggi sono strettamente correlate alle strategie di sviluppo aziendale: i nuovi progetti emergenti devono, dunque, dimostrarsi capaci di sfruttare e offrire soluzioni innovative che riducano l’impatto ambientale dell’intera filiera agroalimentare, democratizzando le tecnologie con l’obiettivo di rendere, finalmente, il cibo di qualità accessibile a tutti.

Perchè pensate che il settore FoodTech e AgriTech abbia grandi possibilità di sviluppo in Italia?

La filiera agroalimentare italiana, solo nel 2022, ha rappresentato il 25% del PIL nazionale, +23% di export e vale oggi 538 miliardi di euro. Non è un caso che abbiamo scelto e riconosciuto il valore di questo settore in Italia, un settore che resta estremamente strategico per l’intero sistema imprenditoriale. L’eco lasciata dalla pandemia Covid-19, unito alla crisi legata al cambiamento climatico e al rincaro dei prezzi energetici, hanno portato a galla l’esigenza di implementare l’innovazione in tutti gli ambiti della filiera “from Farm to Fork”. 

L’eccellenza enogastronomica del Bel Paese è riconosciuta in tutto il mondo, ma è necessario che l’Italia e il suo sistema imprenditoriale si adattino alle sfide attuali di sostenibilità ambientale e sociale implementando un uso più consapevole della digitalizzazione e delle nuove tecnologie per ottimizzare e migliorare i processi.  È una grande opportunità per il nostro paese, in primis, ma anche per noi che siamo attivamente impegnati sul mercato internazionale in quattro continenti con 10 programmi di incubazione e accelerazione, più di 40 programmi annuali e una comunità di oltre 25.000 fondatori e imprenditori che hanno generato 3.000 progetti nel 2022. Per questi motivi, Eatable Adventures ha catturato un forte interesse da parte delle istituzioni, tra cui CDP Venture Capital Sgr, Fondazione Cariverona e Unicredit, collaborazioni che hanno reso possibile la nascita di FoodSeed – in cui Eatable Adventures ricopre il ruolo di gestore operativo e coinvestitore del programma – dando modo alle startup più promettenti di sviluppare progetti innovativi per riportare l’Italia in auge in questo settore. 

FoodTech e AgriTech: quali differenze sostanziali riscontrate fra l’Italia e i mercati esteri. Quali sono i gap da colmare.

L’Italia è sottoposta a pressioni simili a quelle affrontate dagli altri paesi europei: siccità, inflazione, crisi energetica e dell’approvvigionamento di materie prime, spreco alimentare sono tra i principali fattori che hanno spinto l’intera filiera agroalimentare a ricercare soluzioni innovative efficaci per mitigare le principali difficoltà del settore. L’Italia, insieme a Francia, Spagna e Germania, per esempio, è uno dei paesi con il più alto tasso di siccità in Europa, dovuto a un forte aumento delle temperature da una parte e una grave carenza di precipitazioni, dall’altra, che ha causato una conseguente perdita di produzione di energia idroelettrica. Non solo, il consumatore europeo è sempre più attento a ciò che consuma e alla sostenibilità, cresce infatti l’interesse nella promozione di nuove soluzioni che forniscano benefici per la salute nel totale rispetto del pianeta. Alla luce di tutti questi aspetti, investire nell’innovazione e nelle nuove tecnologie non solo consente di agire impattando sempre meno sull’ambiente, ma crea nuove opportunità per le imprese italiane che possono così differenziarsi sul mercato globale traendo anche un vantaggio economico. In questo contesto, è importante fornire incentivi finanziari ai progetti più innovativi, attraverso nuovi modelli  di investimento che supportino le nuove realtà emergenti. 

Rispetto alle altre nazioni, però, in cui gli investimenti in startup e innovazione sul settore sono in una fase più matura, l’Italia parte in ritardo, anche se una nota positiva c’è: gli investimenti nell’agrifoodtech nel Bel Paese, nel 2022, sono in netto miglioramento e danno prova di un’Italia che comincia ad accogliere l’innovazione; parliamo di 149 milioni di euro investiti, a fronte però dei miliardi spesi in Germania, Francia e Regno Unito. Un recente report dell’Osservatorio Venture Capital 2022 di Growth Capital mostra infatti un gap tra l’Italia e il resto d’Europa in termini di investimento sull’innovazione agroalimentare, oltre che un forte orientamento nel voler rinnovare più i processi che i prodotti. Sono diversi i motivi riscontrabili, sicuramente in primis una certa diffidenza per le nuove tecnologie che si scontra con una marcata tradizione culturale che non tiene conto, però, della parola “sinergia” e collaborazione tra etica, innovazione e tradizione. Un altro dato emerso è la scarsità, rispetto agli altri paesi, di venture capital che porta ad avere accesso a meno fondi di investimento. 

Fortunatamente queste tendenze stanno cambiando, noi per primi abbiamo toccato con mano il crescente interesse del settore agroalimentare italiano nella ricerca di nuovi modelli di business, sostenibili, innovativi ed efficienti. Il nostro obiettivo, infatti, è quello di facilitare questo processo, favorendo la competitività del settore a livello internazionale, implementando l’ecosistema imprenditoriale del Bel Paese e facilitando la collaborazione tra aziende consolidate e startup attraverso l’Open Innovation. 

Quali startup già affermate sul mercato italiano ritenete dei casi interessanti da seguire

Siamo appena approdati in Italia e con FoodSeed contiamo di supportare l’ecosistema imprenditoriale nazionale nei prossimi tre anni con la scelta di promettenti e virtuose startup. Se mi chiedete un esempio, possiamo, senza dubbio, citare Ekonoke probabilmente uno dei casi più interessanti spagnoli negli ultimi anni che attribuisce reale significato alla frase “uso smart delle tecnologie e delle risorse”. 

Si tratta di un progetto estremamente efficiente dove un team di esperti, utilizzando il loro know-how e la propria esperienza nelle colture idroponiche, ha deciso di sperimentare su un settore inesplorato, mettendo al sicuro la coltivazione di luppolo gravemente minacciata dall’emergenza climatica. Ekonoke ha messo a punto un sistema di coltivazione indoor in un ambiente 100% controllato che consente di ottenere una produttività comparabile a quella ottenuta in campo con condizioni ottimali, nonché qualità significativamente superiori, il tutto senza l’uso di pesticidi, erbicidi o fungicidi, utilizzando solo energia rinnovabile, con una impronta idrica 20 volte inferiore.

Questo è un esempio di quello che ci aspettiamo avvenga anche in Italia, dove la tecnologia deve diventare una risorsa e non un ostacolo.

Quali percorsi formativi consigliereste a dei talenti che vogliono lavorare nel settore? Quali sono i profili che saranno più richiesti nel futuro?

Sono numerosi i percorsi formativi che i giovani talenti possono prendere in considerazione, sicuramente un percorso che unisca la tecnologia, all’alimentazione, alle scienze agricole, ma anche nozioni economiche, ingegneristiche e quant’altro è senza dubbio un plus. Fondamentale resta lo scambio di idee, progetti e opinioni tra gruppi che condividono la stessa passione e la stessa mission. Per agevolare la creazione di reti di menti attive in questo settore, con un mindset condiviso e una visione ampia sul futuro, abbiamo di recente inaugurato e aperto le attività al primo polo per l’innovazione foodtech, il Verona Agrifood Innovation Hub. Questo nuovo progetto, messo a punto con il supporto di numerosi partner istituzionali tra cui Fondazione Cariverona e Unicredit, rappresenta per noi un ulteriore tassello del nostro impegno sul suolo italiano. 

Gli obiettivi dell’Hub sono ambizioni, ma estremamente strategici e sono volti a stimolare l’innovazione tecnologica e la sostenibilità̀ nel settore alimentare, promuovere l’imprenditorialità̀ nel comparto e sviluppare una forte sinergia tra ecosistema locale e globale, affermando Verona come centro per l’innovazione Foodtech a livello internazionale. Programmi di formazione gratuiti annuali aperti a tutti, dai principianti ai più esperti, workshop di Open Innovation e Gestione Agile, ed eventi imprenditoriali di networking.  

Vogliamo dare vita a una nuova generazione di imprenditori agroalimentari in grado di collaborare con i principali player dell’industria nazionali e internazionali, con skill multidisciplinari in grado di competere su scala globale, spinti da una forte attenzione nei confronti del pianeta e dalla fiducia nell’innovazione come motore, non solo per l’Italia, ma per il mondo.