Evoluzione della medicina estetica: intervista al Dottor Fabrizio De Biasio

In questa intervista il dottor Fabrizio De Biasio chirurgo plastico ad Udine risponderà ad alcune domande sul suo lavoro e sull’evoluzione del panorama della medicina estetica. 

Buongiorno dottor De Biasio solitamente iniziamo sempre facendo presentare il professionista. Può riassumerci brevemente il suo background professionale e formativo? 

Sono un medico chirurgo, specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica da 20 anni. Ho lavorato per 18 anni presso il reparto di Chirurgia Plastica dell’ospedale di Udine e da due anni sono libero-professionista.

Nella scelta di un chirurgo estetico una persona a quali elementi dovrebbe prestare attenzione? 

Fondamentalmente al percorso formativo del professionista. In Italia, a differenza di molti stati europei, per praticare la Chirurgia Estetica non è necessario possedere un titolo di specialista. Per conseguire il titolo un medico deve vincere un concorso statale e lavorare per 5 anni in un reparto di chirurgia plastica: ciò significa che un medico senza alcuna esperienza chirurgica può proporsi per effettuare interventi di mastoplastiche, rinoplastiche, etc. Detto questo, è vero che esistono ottimi chirurghi non specialisti in chirurgia plastica che negli anni hanno raggiunto una preparazione ed una professionalità di alto livello, ma non conoscendo un professionista sarebbe preferibile affidarsi a chi, teoreticamente, ha seguito un corso di studi in grado di prepararlo adeguatamente.

Quali caratteristiche del professionista dovrebbero farci propendere per un dottore rispetto che per un altro

Ritengo la serietà e la maniera professionale con cui il medico si presenta.

Su internet ormai trovano centinaia di siti che forniscono informazioni sul mondo della medicina estetica. Queste pagine web sono una risorsa o un pericolo?

Le informazioni che sono reperibili su internet, sono spesso spinte da dinamiche di tipo commerciale e non divulgativo, per cui  ritengo che dovrebbero rappresentare una spinta  a richiedere al medico un approfondimento più “professionale” nell’ambito di una visita.

Quali sono gli elementi del suo lavoro maggiormente soggetti al cambiamento nel tempo oltre alla normale evoluzione della tecnica? 

Negli ultimi anni, sembrerà sorprendente, ma c’è stata un’importante evoluzione nelle conoscenze dell’anatomia e della fisiologia dell’invecchiamento, che ha portato a ricercare soluzioni più naturali nel mio lavoro attraverso tecniche sempre più efficaci e meno invasive.

Come chirurgo e medico estetico quali sono i trattamenti di nuova generazione per il quale come professionista ha il maggior entusiasmo ed interesse?

Fondamentalmente quelli che portano a correggere le deformità ed i segni del passare del tempo in maniera più naturale e meno riconoscibile possibile.

Dopo il periodo legato al Covid le richieste dei clienti sono cambiate? Ci sono stati dei trattamenti che hanno iniziato ad imporsi?

Nel periodo del Covid, probabilmente a causa dei cambiamenti nell’ambito lavorativo che hanno portato molti a praticare lo smart working, quindi ad apparire nel monitor dei computer, ho notato un aumento dei trattamenti e degli interventi sul volto. Ad oggi mi sembra che tutto sia tornato alla situazione pre-Covid.

Quali sono i trattamenti meno invasivi e più efficaci per dare nuova vitalità al viso, senza decorsi post operatori troppo impegnativi?

La medicina estetica, negli ultimi tempi, ci mette a disposizione un numero di soluzioni molto più importante: i materiali per riempire le rughe e dare volume al volto sono diversi e sempre più performanti, le iniezioni di tossina botulinica permettono di ottenere un aspetto disteso, si possono utilizzare dei fili con sistemi di ancoraggio per riposizionare i tessuti e sollevarli.

Se parliamo, invece, di chirurgia, il trasferimento del tessuto adiposo da una zona del corpo di accumulo, al volto rappresenta, grazie all’effetto volumizzante e rigenerativo un trattamento poco invasivo e molto efficace.

Negli ultimi anni l’aumento del volume labbra è (è il caso di dirlo) sulla bocca di tutte. Rispetto a questo intervento ci sono delle controindicazioni o delle regole deontologiche che un professionista dovrebbe rispettare?

Questo è un argomento molto delicato, nel senso che recentemente i modelli a cui le pazienti si ispirano non sono modelli reali ma creati dai filtri utilizzati per ritoccare le foto nei social. Soprattutto con le pazienti più giovani ci si trova spesso a discutere sull’opportunità di ricercare delle proporzioni che in natura non esistono allo scopo di assomigliare a dei modelli di bellezza al limite del caricaturale. Ovviamente questa è un’opinione basata, oltre che su considerazioni anatomiche, anche su un gusto personale. Detto questo, ritengo che ogni professionista, nei limiti di ciò che può essere considerato sicuro dal punto di vista medico, sia libero di concordare con i pazienti il risultato che renda soddisfatti entrambi.

E quali sono i trattamenti di medicina e chirurgia estetica più richiesti dagli uomini?

I trattamenti più richiesti sono quelli che permettono di “addolcire” più che eliminare i segni del passare del tempo; credo che dipenda dal fatto che nell’uomo i trattamenti che comportano un cambiamento drastico danno risultati meno naturali. Per quanto riguarda la chirurgia, nella mia pratica mi capita di sottoporre gli uomini soprattutto ad interventi di rimodellamento del corpo, quali la liposuzione.

Attualmente chi vuole sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica può contare su software ed applicazioni capaci di simulare il risultato finale. Ce ne può parlare?

Nel mio studio ho scelto di utilizzare un software che, partendo da 3 fotografie del paziente è in grado di creare un modello tridimensionale su cui effettuare delle simulazioni di intervento. È uno strumento molto utile per confrontarsi con i desideri dei pazienti e cercare di capire se la proposta che si intende fare riesca o meno a soddisfarli. Ad esempio, quando discuto con una paziente di un aumento del seno, sono in grado di prospettare alla paziente quale sarebbe il risultato dell’intervento utilizzando una protesi con una forma piuttosto che con un’altra, di una dimensione piuttosto che di un’altra.